Introduzione


“Uno, grazie!...” disse Ralph, rivolgendosi con un
delicato sorriso alla ragazza che gli aveva portato sul
vassoio la tazzina del caffè con qualche biscotto, e che ora
stava mettendo lo zucchero. Era alla sua prima esperienza
di regista, e dirigere quella commedia, per lungo tempo
provata, ma mai prima d’ora rappresentata, lo faceva
sentire emozionato e trepidante, Dopo poi quelle ultime
ore di estenuanti prove prima della rappresentazione, si
sentiva anche molto stanco, e quel caffè ci voleva proprio,
adesso, per tenersi su.
Sprofondato a poco a poco in quella sedia pieghevole
che ad ogni sua mossa scricchiolava, si era ora tirato su
e messo a sedere composto, per poter meglio gustare
l’aroma di quel caffè che Silvie gli aveva preparato.
E mentre inconsciamente stava a girare e rigirare il
cucchiaino nella tazzina, con gli occhi fissi al sipario
chiuso, pensava alla tremenda possibilità di aver dimenticato
qualcosa, di non aver messo a posto tutto come stabilito.
I due operai che gli passarono davanti con quell’ultimo
pezzo della scena che egli aveva voluto sostituire, lo
distolsero da quei suoi pensieri.
“...Piano! Piano!... - si mise ad urlare - Mi state rovinando
il fulmine!...” e nel balzare in piedi di scatto urtò il
vassoio posto sul piccolo tavolino lì accanto, facendo
rovesciare la tazzina.
“Fate le cose con calma!” continuò gridando, mentre
racimolava in fretta e alla meglio le cose rovesciate. Poi
deglutì d’un fiato il poco caffè che si era salvato, ingoiò
un biscotto, e si avviò verso il centro della scena, continuando
a richiamare ad alta voce: “Mai possibile che io
non possa starmene calmo un attimo senza che voi mi
combiniate qualcosa?! Devo sempre essere qui io a fare
tutto quanto?!”. In piedi, in mezzo al palcoscenico,
fissando con lo sguardo impassibile e severo i suoi ragazzi al lavoro,
pensava al fatto che non si sarebbe più dato pace
se quell’occasione così preziosa gli fosse ora andata male.
Essa era decisiva per la sua carriera! Era troppo
importante per il suo futuro! Certo, il teatro Laurentin,
che finalmente gli avevano concesso in affitto per quei tre
giorni, non era il massimo, lì a Parigi.
Ma l’importante - ne era fermamente convinto - era iniziare
bene, con il successo di quella commedia;
poi, si sarebbero fatti altri passi, avrebbe salito altri gradini,
avrebbe avuto a disposizione altri e più famosi palcoscenici.
Ma ora doveva fare i conti con quello di cui disponeva,
facendo attenzione a non sprecare quella manna
che era la regia di quella sua prima rappresentazione, in quel
modesto teatro di periferia. “Monsieur Ralph!...
Ora proviamo la macchina per il vento!” lo avvisò l’operaio da
un lato della scena, facendogli così intuire
che sarebbe stato utile che si spostasse da lì. Si portò allora in un
angolo del palcoscenico; e volgendo lo sguardo lassù,
a quell’operaio che là sopra stava dipanando la matassa
del filo elettrico, gridò: “Ci siamo con gli effetti luce? A che punto sei?”.
“Ancora un attimo e ci siamo” rispose
quello, continuando con la stessa calma
e senza distogliere lo sguardo dal suo lavoro.
Creare l’’effetto temporale’, con fulmini e vento, pioggia
e tuoni, buio e lampi, sembrava richiedere più tempo del previsto;
ma forse erano soprattutto la trepidazione e
l’emozione dell’attesa a mettere Ralph in stato di preoccupazione e di ansietà.
Morsicandosi le labbra e ritmando con la gamba
destra l’agitazione che gli urgeva dentro e che egli tentava
di sopprimere, ripassava velocemente con la fantasia tutte quelle scene
che si sarebbero susseguite, di lì a poco, nella realtà.
Faceva andare e venire in fretta dal palcoscenico
ogni personaggio; lo fermava un attimo prima che quello uscisse di scena,
come se dovesse riguardarlo nei
costumi, richiamarlo in qualche atteggiamento da correggere,
suggerirgli un modo migliore per recitare la parte.
Si era rivisto quasi tutto, quando anche le luci furono pronte.
Gli operai fecero, allora, contemporaneamente, le
prove del vento, degli effetti luce che provocavano i bagliori,
dell’effetto pioggia, del boato del tuono,... Ralph,
applaudendo ripetutamente, mostrandosi soddisfatto,
gridò a squarciagola, nel mezzo dell’’effetto temporale’:
“Bene! Bene! Basta così!”.
Ora che tutto era ritornato quieto, e rimanevano accese
soltanto due semplici lampadine, lo scenario di fondo
non appariva più così cupo e drammatico, tanto che Ralph
si avvicinò ad esso, come per accertarsi che il grigiore del cielo
e le dense nuvole fossero per davvero ancora quelle
che aveva viste poco prima.
Guardò poi all’orologio: mancava ormai meno di
un’ora per dare inizio allo spettacolo. Spiò fuori dal sipario,
verso la sala del pubblico, dove
tutte quelle sedie vuote gli davano l’occasione di immaginarsi
la ressa della gente che veniva ad assistere a quel
suo spettacolo di successo. Già il titolo ingolosiva chiunque,
là fuori, fosse passato anche solo per caso davanti al teatro
e avesse letto: Desie la Prostituta. Poi avrebbe
letto: Commedia in tre atti; e così,
sarebbe stato certamente invogliato a leggere l’orario, il prezzo d’ingresso;
e quindi avrebbe deciso sicuramente, a questo punto,
di partecipare allo spettacolo, anche soltanto per soddisfare
la forte curiosità... Ma cos’erano ora questi fruscii
e questi mormorii che provenivano da là fuori?... Ma sì! Certo!
Era già la prima gente in attesa, là all’ingresso!... Un’ora prima!...
Abbandonando la tenda del sipario, si
volse per cercare... ma eccolo, era già lì, di fronte a lui:
François: il Proclamatore, colui che avrebbe aperto la
scena iniziale declamando il brano dell’Apocalisse.
Ralph istintivamente gli sistemò la cravatta, gli spolverò
con la mano la giacca nera all’altezza delle spalle,
dandogli poi anche una piccola pacca: “Su, fammi risentire
l’inizio! - e contemporaneamente si rivolse agli altri attorno - Ragazzi!
Su, preparatevi: è quasi l’ora!”.
“Allora un angelo mi si avvicinò...” iniziò con calma François.
“Ehi, ehi, François! - lo interruppe Ralph - Un
pò più di solennità, di brio e di autorità, e anche più sicurezza! Dai, rifai!”.
“Allora... - solennizzò François, facendo
anche una pausa - un angelo mi si avvicinò, e parlò con me,...”
e continuò, proclamando con tono maestoso, proseguendo
nel suo recitare, mentre Ralph, che ora considerava a posto questa parte,
si stava già preoccupando delle
altre cose... Ora il fruscìo e il mormorìo erano anche nella sala,
e solo quel sipario chiuso divideva il pubblico dai
commedianti. Ralph sentiva sempre più battere il cuore,
quanto più il mormorìo aumentava; e intanto, immaginava:
venti, ora forse trenta... ora di più!... Anche voci di bambini...
speriamo che i loro versi non distolgano l’attenzione
della gente! Nel frattempo andava avanti e indietro
sul palcoscenico, ricontrollando e richiedendo le cose controllate
e richieste soltanto qualche minuto prima. Ora
quel mormorìo era diventato un vociare confuso con un’intensità stabile,
e l’orologio confermava che solo
pochi minuti separavano ancora lo spettacolo dal suo inizio.
Ralph fece ancora alcune raccomandazioni di rito,
inutili agli altri, più che altro utili a se stesso per potersi
rendere definitivamente conto che stava proprio giungendo
il suo momento, e per potersi così anche un po’ rassicurare,
e prendere l’incoraggiamento per... “APRIRE ILSIPARIO!”
comandò, scostandosi a lato. E il pubblico,
giù sotto, indistinto a causa della scarsa luce che si era fatta in sala,
comincia ad applaudire, per invogliare l’inizio dello spettacolo.
A poco a poco, ecco farsi un silenzio sempre più intenso,
rotto solo da quel lieve scricchiolìo di quelle poltrone
di legno giù in sala, e da qualcuno che qua e là tossisce
come per sgranchirsi la voce, ad indicare che tutti adesso
sono disponibili e pronti per assistere a quella rappresentazione.
Sul palcoscenico, ancora qualche ultimo bisbiglio,
che giunge a dare il via all’’effetto temporale’, mentre
il Proclamatore attende qualche istante, ritto in piedi, con lo sguardo solenne.
Ralph, nascosto dietro le pieghe del sipario, tremando
come una foglia a causa dell’emozione,
si siede sulla sua sedia pieghevole, con i gomiti sulle ginocchia e sorreggendo
il volto fra i palmi delle mani, e con occhi da bimbo
impaurito segue, istante per istante, con evidente apprensione,
quello che ora sta per avvenire.
Lo spettacolo inizia...