Ralph si alzò di scatto dalla sedia pieghevole e si precipitò
dietro le quinte, là dove i suoi ragazzi si erano raccolti
e lo attendevano, in un cupo silenzio, preparati a sentirsi
la sua solita sfuriata.
Se l’aspettavano, perché avevano sperimentato, già fin
dalla prima prova, che Ralph non si era mai fatto attendere
nel raggiungerli tutti, uno ad uno, appena usciti dalla
scena dopo aver provato la loro parte, richiamandoli
imprecando, sfuriando e correggendoli ad alta voce, anche
di fronte a tutti gli altri.
Se ne tornava poi sulla sua sedia, continuando con un
fare deluso e amareggiato, lasciando ai suoi ragazzi una
certa amarezza, ma anche – e su questo erano tutti d’accordo
– una grande voglia di migliorare, perché si erano
sentiti dire più che chiaramente quello che avrebbero
dovuto fare, e sapevano anche che erano in grado di farlo.
Ora, raccolti alcuni in quella piccola saletta dietro il palcoscenico,
altri un po’ stretti lì fuori, nell’angusto corridoio,
attendevano con estrema trepidazione la sua sentenza,
quella definitiva, quella più... Quand’ecco che Ralph si
presentò improvvisamente davanti a loro, tutto paonazzo,
con le mani tremolanti; stette così qualche istante, fissandoli;
poi fece un lungo e profondo sospiro di sfogo, che lo
rese in quel momento profondamente vicino ai suoi ragazzi
come mai lo era stato.
E, a questo punto, tutti trassero un respiro di sollievo e
insieme di meraviglia, mentre lo osservavano lì, davanti a
loro, così stranamente quieto e silenzioso in quegli istanti.
Ralph li fissò di nuovo; stette ancora silenzioso per un
momento; poi, nascondendo a fatica il sorriso dietro le
labbra, disse loro, con un atteggiamento forzatamente
serio: “Ragazzi!... Attenzione! Siamo solo al Primo
Atto!... Non illudiamoci!”. I suoi ragazzi sorrisero tutti,
guardandosi tra di loro come a complimentarsi e nello
stesso tempo a incoraggiarsi, comprendendo che il loro
‘capo’ non voleva in quel momento sbilanciarsi più di
tanto; ma, conoscendolo ormai troppo bene, tutti intesero
la frase di Ralph come un: ‘Bravi, però adesso preparatevi
per il prossimo atto, non perdete tempo!’.
E così ognuno si sparse qua e là, chi ripassando la propria
parte, chi scambiandosi le prime impressioni sull’andamento
della rappresentazione, chi sistemando il proprio
costume o aiutando l’altro ad indossarlo. Ralph tornò al
palcoscenico e spiò dal sipario, verso il pubblico. Beh, di
gente ce n’era. Non era certo quella ressa che si era immaginato
con la fantasia... ma vedere ora nella realtà quelle
persone, lo faceva sentire soddisfatto e appagato. Si
immaginò per un istante i titoli dei giornali: ‘Grande successo
della Commedia del pregiato Regista Ralph...’; ma
scuotendo la testa cacciò via subito quella fantasia come
una tentazione, e si voltò a cercare il copione...Dov’era
finito? Ah, eccolo lì sulla sedia!
Lo prese, e si mise seduto a rileggersi il Secondo Atto,
come per vedere se mancasse qualcosa e se tutto stava per
essere predisposto secondo ciò che era stato scritto.
Leggeva qua e là, senza sapere che cosa di preciso, mentre
le fantasie tentatrici circa il suo prossimo declamato
successo ritornavano, mescolandosi alla lettura, alle preoccupazioni
che via via gli balenavano in mente, alle emozioni
di quei momenti. Sfogliava le pagine, e nel frattempo
seguiva anche il vociare del pubblico in quell’intervallo
di tempo, tentando di percepire se vi fosse qualche commento
da parte di quella gente circa l’apprezzamento della
sua rappresentazione.
E così, non riusciva a rendersi conto né di ciò che leggeva,
né di ciò che succedeva attorno, né di ciò che lui
stesso stava facendo; né riusciva a captare ciò di cui il
pubblico giù in sala ora stava discorrendo... “Mamma,
dai!...Appena qualche caramella!” piagnucolava il piccolo
Jim implorando la madre, una signora elegante seduta in
prima fila. “No! Ti fanno male, lo sai!” lo richiamò lei,
con uno sguardo non troppo severo ma più che altro seccato,
perché il figlio la stava disturbando nel suo colloquio
con l’amica seduta accanto, impedendole di parlare con lei
e di ascoltarla. L’altra signora, pure lei elegante, di mezza
età, tutta incipriata e profumata, le disse, quasi a mò di
saggio consiglio: “Lasciagliele comprare, dai, che non gli
fanno poi così male! Sono ragazzi!”. E mentre la madre
volgeva lo sguardo al figlio accovacciato triste lì accanto
nella poltroncina, la signora tolse dalla piccola graziosa
borsetta qualche spicciolo e lo porse al ragazzino che, balzando
in piedi lampante di gioia, ringraziò e si avviò veloce.
La madre, rendendosi conto a cosa ormai fatta, lo
richiamò: “Mi raccomando: non quelle troppo dolci!... E
fai presto, che riprendono con il Secondo Atto!”. Ma il
ragazzo era ormai lontano da lei, per poterle dare ascolto.
La madre si volse all’amica, con sguardo riconoscente,
per averle risolto in quel modo la richiesta del figlio, e per
averle dato nello stesso tempo la possibilità di continuare
a parlare con lei, senza essere ancora disturbata. “...Ma ci
sarà poi ‘sta prostituta?” esclamò quasi un po’ irritato il
soldato in divisa, rivolto al commilitone seduto accanto,
mentre i compagni si facevano gli scherzi, ridacchiando e
lasciandosi andare alle battute senza ritegno, profittando
anche del fatto che stavano seduti in fondo alla sala, nell’ultima
fila di poltrone.
“Ehi, ragazzi! - disse l’altro, rivolto agli amici, alzandosi
in piedi come per farsi udire meglio e perché gli altri
lo potessero guardare mentre parlava – Sentite che cosa ha
detto Daniel: ci sarà davvero la prostituta?”. “È solo una
trovata del regista! – disse uno di loro ridacchiando fortemente
e continuando a dare pizzicotti al vicino – Non
vedrete un bel niente di quello che vi aspettate... Che cosa
vi aspettavate? Che ve la facciano vedere bene bene,
magari anche con un provocante strip-tease?” e imitando i
movimenti dell’immaginaria ragazza come egli la stava
descrivendo, sghignazzando proseguì: “E poi lei scende
piano piano dal palco, e si avvicina con fare tentatore al
nostro caro Daniel...e gli si siede in braccio...”. “E poi?”
chiese un altro con ironica ansietà e sbarrando gli occhi.
“E poi...pak! Una bella sberla in faccia a lui – disse colpendo
l’amico Daniel in volto – e anche a tutti voi - e
richiamò con lo sguardo i compagni, fingendosi serio - se
non la smettete di fare i pollastri! Non sapete che siete i
difensori della patria?! Non sapete – continuò ad alta voce,
trattenendo a stento il sorriso – che la difesa della patria è
una cosa seria?! Quindi, basta pensare alle ciccioline!”.
“Giusto! – esclamò un altro additandolo e alzandosi in
piedi di scatto e continuando le sue affermazioni – Giusto!
Basta! È ora di finirla!” e atteggiandosi di fronte agli altri
come fosse il loro superiore, gridò: “Aat-tenti!”.
Tutta la fila dei soldati si alzò di scatto, mentre la gente
in sala, resasi improvvisamente silenziosa, si era voltata
da quella parte, richiamata da quell’improvviso comando
urlato, e vedendo ora in piedi quella fila di ragazzi in divisa.
Questi, rendendosi conto della loro bravata, si risedettero
vergognosi, arrossendo, sorridendo e nascondendosi
gli uni dietro gli altri; mentre la gente, chi sorridendo, chi
scuotendo il capo, chi riprendendo il discorso come se
nulla fosse successo, ora stava tornando all’atmosfera di
prima... Quando le luci nella sala cominciarono a spegnersi
progressivamente, rispegnendo così l’iniziato vociferare
del pubblico che, concedendosi ancora qualche ultimo
bisbiglio, preparava ora l’atmosfera di silenzio nell’attesa
del secondo atto. (Si apre il sipario)