Intervallo

Prima ancora che il sipario fosse completamente chiuso,

Ralph balzò in piedi dalla sedia, rovesciando a terra e

lasciando cadere il copione. Silvie accorse subito per raccogliere

tutti quei fogli che si erano sparsi sul pavimento,

mentre cercava di non perdere di vista Ralph e di osservare

quello che ora stava facendo... Lui si recò in mezzo al

palco, e a bassa voce, incitando i suoi ragazzi, si rivolse a

tutti loro con un tono sufficiente perché loro lo potessero

udire nonostante il vocìo del pubblico; agitando le braccia

a incoraggiamento, disse: “Su, su, coraggio... Ora, al lavoro

per l’ultimo sforzo... Quasi ci siamo!”.

Poi si volse dietro di sé, verso la botola del suggeritore, e

chinandosi verso di lui gli raccomandò: “Attento!... Adesso

per te viene il momento più difficile!”.

Quello da sotto gli rispose con calma: “Non si preoccupi,

ce la faremo!”. Ralph sorrise, rassicurato; volgendosi

indietro vide tutti i suoi ragazzi al lavoro, e in quel

momento si compiacque con se stesso, sussurrandosi un:

‘Bravo!’. Ma si trattenne dall’esprimere l’elogio a quei

ragazzi, per timore che ciò potesse rallentare il loro impegno.

Si rivolse poi a quelli che stavano togliendo la scena

di fondo dell’atto rappresentato: “Attenzione a quando

calate giù l’altra tela!”. Quelli, senza volgersi a lui, annuirono,

proseguendo il loro lavoro. Poi fu il momento di

portare via il ponte: costituito da quattro parti incastrate

tra loro, non era poi così semplice da smontare e da portare

via!. I lampioni e gli alberi, fatti di polistirolo, già non

erano più sulla scena; ma trasportare in fretta i pezzi del

ponte richiedeva ora anche il suo intervento... Sì, perché

Ralph era troppo coinvolto nell’emozione del momento.

Al primo pezzo da spostare cominciò ad imprecare,

ritenendo che i ragazzi non se la sbrigavano con la rapidità

che lui si attendeva da loro in quel momento; al secondo

pezzo da portar via imprecò ancora, ma trattenendosi

un poco; al terzo pezzo trasportato impartì gli ordini per

guidare i ragazzi nei loro movimenti; all’ultimo pezzo,

pure lui partecipò con gli operai, aiutandoli a sollevarlo.

E così, anche il ponte fu portato via. Nel frattempo era

stato sistemato il nuovo sfondo della scena: per metà,

quella di destra, era tutto bianco, con disegnate, appena in

accenno, delle nuvolette azzurrine qua e là; per l’altra

metà, quella di sinistra, era tutto nero, un nero denso e uniforme.

Tra le due parti, da collocare come divisoria, ecco

arrivare la parete con un ingresso senza porta, costituito da

un’apertura praticata ad altezza di persona.

Ora, tutto sembrava sistemato... Gli operai si scambiarono

uno sguardo di accordo, poi volsero lo sguardo a

Ralph, per ottenere il suo consenso; e lui disse: “Ok!”, e

tutti loro si sparsero qua e là. Il pubblico, da giù sotto,

emanava un vociare confuso e continuo che dava come

effetto la sensazione di essere come in un pollaio con

migliaia di galline... L’ultima prova con le luci per l’’effetto

accecante’ diede un esito più che positivo, illuminando

la parte di destra del palcoscenico con un tono molto

intenso, e proiettando un fascio di luce ben definito nella

parte di sinistra attraverso l’apertura, lasciando il resto

nella penombra o nel buio quasi completo. “Non male...

Che ne dice?” chiese l’elettricista dall’angolo dei tasti di

comando, rivolgendosi a Ralph. “Non male” ripose lui,

nascondendo a stento l’emozione della soddisfazione.

Ancora qualche minuto di intervallo permetteva a

Ralph di ripassare ora dai suoi ragazzi per le ultime raccomandazioni

di rito; lo fece, passandoli in rassegna uno ad

uno, ripetendo a ciascuno ciò che da almeno cento volte

stava ripetendo da quella prima prova... Già, quella prima

volta, quando aveva riunito quei ragazzi quasi per scherzo,

senza la benché minima intenzione di fare le cose sul

serio né con troppa responsabilità... La prima prova!... Là,

nel parco della città, mentre qualcuno tra loro si rincorreva

per gioco, in attesa di provare la parte... Quando lui

allora sbraitava in quel vasto spazio di prato e sembrava

non essere udito da nessuno di loro... Quando altri, non

ancora impegnati nelle parti, stavano seduti in gruppo a

raccontarsi le vicende della vita, i problemi... E quando

poi, terminate le prove, nel ritorno si confidavano con lui,

ed egli cercava di dare un consiglio, o semplicemente

ascoltava, o discorrevano insieme di tutto... Già, lo doveva

proprio riconoscere ora, vedendoseli lì davanti a creargli

lo spettacolo: quelli non erano semplicemente attori e

operai: erano i suoi ‘ragazzi’, parte di sé... Si poteva proprio

dire, a questo punto, che tutti loro erano ‘Desie’... E

sentendosi pronunciare nella mente quel nome, Ralph si

riportò improvvisamente alla realtà:... Desie!... Desie!... Si

accorse allora di non aver fatto ancora le sue raccomandazioni

alla ragazza che avrebbe fatto quella parte. Si precipitò

nel camerino di lei... Bussò, ma nel frattempo si era

trovato già dentro, e le si era seduto dinnanzi.

La ragazza, con l’aiuto di un’amica, stava terminando

di fare i ritocchi al trucco, e si stava guardando il volto da

vicino, controllandosi nel piccolo specchietto appeso al

muro. L’abito bianco che indossava per la parte la faceva

sembrare proprio una sposa, e le stava veramente a pennello,

accrescendo il fascino già naturale della ragazza.

Ralph la contemplò per un attimo, mentre lei lo guardava

sorpresa e meravigliata; lui, prendendole la mano con delicatezza

e raccogliendola tra le sue, con tono supplichevole

la implorò: “Ragazza mia, tutto ora dipende da te!... Mi

raccomando, metticela tutta!... Mettiti nella mente che tu

non devi fare la parte di Desie, ma che tu... sei Desie!...

Sei Desie la prostituta... D’accordo?”.

La ragazza annuì sorridendogli in un modo tale da renderlo

meravigliato ed estasiato. Ma ecco che la porta si

aprì improvvisamente infrangendo quell’atmosfera di

incantesimo: “Monsieur Ralph!... Siamo pronti!...”. “...E

via con l’atto terzo!” esclamò lui, abbandonando quella

mano delicata e avviandosi alla porta. Ma prima di uscire,

si volse a lei: “Auguri, Desie!”. Giù sotto, il pubblico

attendeva ansioso. Quel secondo atto aveva sconvolto

parecchie persone, e alcune si stavano ancora chiedendo

come sarebbe andata a finire quella vicenda... “Non ti è

parsa dunque abbastanza sconvolgente?” domandava un

signore elegantemente vestito, seduto nel centro della sala,

rivolgendosi alla moglie. “Mah... un po’eretico; ecco, più

che tutto così, secondo il mio parere” rispose la donna

finendo di tingersi le labbra con il rossetto, e controllandosi

nello specchietto che aveva in mano. “La scena di Desie

a letto con quello...mentre passa la processione, mi

pare...almeno un’assurdità!” osservò un amico al suo vicino.

“Troppo forte! – esclamò quello – Voglio proprio

vedere come va a finire”. “Ma... ti rendi conto?! – esclamò

Monsieur Dubois alla moglie – questo regista ci vuole

provocare: ci mette di fronte quella scena che è oscena, eretica...

al limite dell’assurdo...e poi, con il suono della campana,

in quel momento, ci vuol dire che è sacro sia la processione,

sia quello che l’Impresario e Desie stanno facendo!...

È una provocazione!... A dare noi un giudizio, a prendere

posizione!”. “Già – rispose la moglie ironicamente – tu

che cosa sceglieresti come sacro?...Di sicuro, quello che ha

scelto...”. “Eh, no... calma... no...- la interruppe Monsieur

Dubois – non è questione di scegliere o no, ma di riconoscersi

in una o nell’altra di quelle situazioni”. “Beh, allora...-

disse la moglie sorridendo – tu in quale ti ritroveresti?”.

“...E tu?” ridomandò il marito. “Mah... dovrei pensarci...”

rispose con fare distratto la moglie. “Beh... anch’io! –

disse Monsieur Dubois – Ssst!... il sipario si riapre!”.
(Si apre il sipario)


Ralph si era seduto sulla sua sedia pieghevole lì nell’angolo,

e con in mano il copione si stava preparando a

seguire il Terzo Atto. L’ordine di apparizione dei personaggi

era certo quello già scritto... Ma anche adesso, mentre

il terzo atto stava per iniziare, egli si rendeva conto che

quella sistemazione era relativa, che non poteva essere

considerata sicura e nemmeno lasciata così: essa avrebbe

potuto benissimo essere cambiata e variata... Era, insomma,

una sistemazione dei personaggi discutibile e risistemabile...

Per questo, quei nomi che nel Terzo Atto apparivano

in un certo ordine, si promise di sistemarli in un ordine

ancora diverso, una volta avvenuta quella rappresentazione...

E proprio per questo, aggiunse un foglio bianco,

sul quale scrivere, per una prossima rappresentazione, il

nuovo ordine di apparizione.