Atto Primo - Sopra il ponte

Scenario:

sulla tela di fondo: sulla destra, in alto, disegnata in lontananza

su una collina, la Basilica del Sacro Cuore; più sotto, in

primo piano, disegnato il corso del fiume;

davanti alla tela: situato al centro del palcoscenico, un ponte di

legno, sopra il quale si svolgono le scene;

entrano in scena alcune signore anziane, con la corona del rosario

in mano, e si avviano verso il ponte, in direzione della Basilica;

sono vestite in tono dimesso, procedono lentamente, e ogni tanto si

fermano, sospendendo la preghiera e parlando tra loro.

Un’anziana, rivolgendosi alle amiche.


Eh, sì, la gioventù di oggi!...Quanti problemi!...Pensate
alle loro famiglie!... (Pausa) Occorre pregare, pregare


tanto, perché altrimenti chissà tra qualche anno dove

andranno a finire!... Noi non ci saremo più, ma loro, li

avranno i problemi, altroché!
Entrando dalla stessa parte delle signore, giunge, camminando

in fretta, il garzone del fornaio: un giovane con il vestito sporco

di farina, sorridente; ha tra le mani alcuni sacchetti del

pane; passa avanti a loro e, prima di uscire dalla scena, si

volge indietro e saluta.

Garzone


Bongiorno, signore mie... Buona giornata!
Le signore insieme


Ciao... ciao, Robert... altrettanto a te!

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Una delle signore, sorridendo compiaciuta


Ah, quel Robert, che bravo giovane! E poi, come è educato!

Ci saluta sempre! Fossero così, i nostri giovani!
Altra signora


Magari!... Fosse così anche soltanto uno dei miei tanti

nipoti!... Macchè!... Non sanno più di niente, questi
ragazzi di oggi! (Pausa) Sapete cosa vi dico? Imparano


dai loro genitori, che gli lascian fare di tutto, che li accontentano

sempre, e poi... Ecco!... E allora è troppo tardi!
Continuano a confabulare ed escono di scena.

Giunge dall’identica direzione un giovane prete, ben vestito,

con clergyman e crocetta d’oro, e porta una valigetta ventiquattrore;

è ben ordinato, serio e cammina a passo ritmato, procedendo

a testa alta. Mentre si trova quasi a metà del ponte, dalla

parte opposta rientra in fretta il garzone che torna dalle consegne,

e saluta il sacerdote.

Robert


Bongiorno, reverendo John... Buona giornata!
Il sacerdote prosegue impassibile, uscendo dalla scena; il garzone

si ferma per un istante, volgendosi indietro con un’espressione

di delusione; poi riprende la sua strada ed esce di scena.

Entrano da sinistra alcune donne e attraversano il ponte, parlando

tra di loro; alcune di fermano per qualche istante; poi escono

anche loro dalla scena. Giungono in scena, da destra, alcuni

ragazzi con le cartelle di scuola, e procedono sul ponte mentre,

per gioco, si passano con i piedi una palla fatta con la carta.

Un ragazzo


Dai, ragazzi, non è ancora ora! Facciamo una partita!...
Altro ragazzo


A porta unica, però! Mettete per terra due cartelle a fare

da pali!... Dai!...

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Un ragazzo pone per terra due cartelle distanti tra loro qualche

passo, e con gli altri due compagni inizia a giocare, mentre

alcuni ragazzi si siedono sul parapetto del ponte; qualcuno

di essi segue il gioco, incitando i compagni; altri parlano tra

loro, e ogni tanto si volgono per gettare sassi nel fiume o per

lanciare qualche grido o espressioni indistinte. Giunge in

scena, da destra, la maestra: una signora non troppo anziana,

con dei libri sottobraccio, occhiali, scialle; procede con passo

regolare. Si ferma di fronte al gruppo dei ragazzi e li richiama.


Su, su, ragazzi, che giocate dopo! Andiamo, che altrimenti

è tardi!
Pausa; i ragazzi che giocavano nel frattempo raccolgono le

cartelle, gli altri scendono dal parapetto e si uniscono a formare

un unico gruppo.


Spero che abbiate studiato quella famosa storia di Carlo

Magno...
E si incammina davanti a loro; i ragazzi la seguono con fare svogliato,

uscendo di scena, mentre un ultimo ragazzo rimane staccato

un po’ dal gruppo, sbuffa e sembra volersi fermare, ma viene

trascinato via dal passaggio di altri ragazzi ritardatari che in fretta

attraversano il ponte per raggiungere il gruppo. Da sinistra,

entra in scena un netturbino, con tuta di lavoro, una scopa di quelle

fatte da rami secchi, un cappellino per traverso sul capo; inizia

a fare pulizia sul ponte, procedendo lentamente e fermandosi, ogni

tanto, ad osservare le persone che passano. Da destra giunge una

giovane signora che tiene per mano un bambino: vestita elegantemente,

camicetta rosa con pizzo, e gonna ricamata a fiori con

colori smaglianti, scarpette delicate, cappellino bianco con fiori

per ornamento. Bambino, indicando il netturbino.


Là... Cosa, mamma?...
Signora, additando la scopa.


Pulisce... Pulito... Pu-li-to!

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Bambino


...Litto?...
Signora e netturbino sorridono; a metà del ponte, la mamma

prende in braccio il bambino e gli addita il fiume.

Mamma


Guarda laggiù il fiume! Fi-u-me!
Il bambino guarda in altra direzione, non verso il fiume.

Bambino


Là... Cosa, mamma?
Mamma


Dove?... Dove, amore?...
Bambino, additando la sponda del fiume


Là...là! Cosa, mamma?
Signora, deponendo svelta il bambino e trascinandolo via per

la mano


Là... cacca!... Cacca!
Escono dalla scena; il netturbino guarda meravigliato in direzione

della signora, poi riprende il lavoro, mentre, ogni tanto, da

entrambe le direzioni, vanno e vengono vari tipi di persone; alcune

incontrandosi sul ponte si scambiano qualche parola, poi proseguono;

il netturbino, intanto, raggiunge l’altra parte del ponte,

ed esce di scena. Da sinistra entra, camminando a testa alta, con

passo meccanico e nevrotico, Madame Arquette: non molto giovane,

parla tra sé, agitando le braccia e scotendo ogni tanto il

capo, con cenni ora di approvazione, ora di disapprovazione. Sul

ponte incontra altre due signore della stessa età, eleganti e raffinate;

si ferma, e si rivolge loro con fare animato, frenetico, parlando

in fretta, senza fare alcuna pausa, agitandosi tutta: mani,

braccia, testa, e tutta la persona; e a voce alta


Ma non è possibile che questa scuola non ci possa offrire

strumenti adeguati in questa società dove ogni cosa

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deve avere ormai un appoggio del governo nonché di

quelle leggi che vengano incontro a noi cittadini che

siamo ancora considerati poco o niente mentre abbiamo

tutti quanti i sacrosanti diritti di farci valere dimostrando

che non lasciamo che i nostri figli siano lasciati soli

in abbandono a un destino che gli altri considerano

cieco mentre noi siamo convinti in coscienza di poter

cambiare ogni volta che lo vogliamo prima di tutto col

nostro chiaro impegno quotidiano nella scuola poi

anche là dove ciascuno di noi deve operare rettamente

secondo quelle indicazioni che sono sempre finora state

chiarite fin dalle precedenti nostre generazioni che le

nuove leve generazionali cominciando dai rappresentanti

più significativi che ci dovrebbero essere di esempio

mettono invece in continua discussione...
Una delle amiche, tentando di intervenire


Certo, si potrebbe...
Madame Arquette interrompendola, con fare ancora più animato


No no no! Non si deve mai dire ‘si potrebbe’ quando già

noi si può in ogni campo in ogni caso intervenire per raddrizzare

questa fiacca generazione sociale che se non

cominciamo a gestire noi finisce per sopraffare noi coi

nostri figli coi figli dei nostri figli compreso chi pensa di

potersene stare fuori da tutta questa situazione e invece

non si rende conto che per forza automaticamente ci sta

già dentro anima e corpo al punto da non riuscire più a

trovare altra possibilità se non quella di adeguarsi a questo

sistema inutile irrimediabilmente falso...
L’altra delle amiche


Ma stai calma, non prendertela così!
Madame Arquette, con espressione sempre più nevrotica e agitandosi

ancora di più.


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No no no! Non me la prendo assolutamente per queste

né per le altre cose che mi fanno solo intervenire per il

solo pensiero che nessuno di noi si prende la briga di

risolverle con immediatezza mentre potrebbe farlo e

non lo fa dicendolo agli altri che siano politici o autorità

scolastiche o religiose o amministrative o chiunque

sia che si crede di essere chissà chi mentre non si rende

conto che il potere deve essere chiaro e sempre rivedibile

confrontandolo ogni volta con quei nostri diritti

che ci spettano che io esigo pretendo voglio come

moglie madre lavoratrice impegnata in questa società

odierna che invece pretende pretende pretende mai

decidendosi a darci quelle possibilità che ci farebbero

essere più certi delle cose quindi anche più in grado di

scegliere ogni realtà con più sicurezza senza per questo

pretendere...
La interrompe l’improvvisa entrata in scena, da sinistra, del

marito: l’Impresario Arquette, un ometto di mezza età, basso di

statura, un po’ pelato, con un’espressione del volto seccata e

seria. Si avvicina alle tre donne, rivolgendosi alla moglie.


Là a casa ti stanno aspettando!... Cosa fai ancora qui?!

E dai, sbrigati!
Madame Arquette, seccata


Eh! Avviati tu! Cercavano anche te stamattina. Dov’eri,

invece di andare in giro?!
Impresario Arquette


Ma se sono sempre stato lì in ufficio! Che stai raccontando

ora?!
Madame Arquette, ribattendo


Vai, vai! Avviati! Non c’è bisogno che tu mi accompagni!

Vai!

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Impresario Arquette, fuori di sé


Là stanno aspettando proprio te! Ma non l’hai ancora

capito?!
Madame Arquette, con sguardo di disprezzo


Dai, piantala e va’ a fare le tue cose, che alle mie ci penso io!
Impresario Arquette, avviandosi minaccioso


Se non arrivi fra dieci minuti, arrangiati! Vi mando tutti

a farvi benedire!
In quel mentre, da sinistra della scena, entra mons. Bleuf: un

sacerdote non molto anziano, alto, bianco di capelli, con la veste;

cammina tenendo tra le mani alcuni giornali piegati; col suo

modo di camminare fa ondeggiare la veste a destra e a sinistra,

come fosse una tenda agitata dal vento; si rivolge all’Impresario.


E finalmente la trovo, caro il nostro Impresario!...

Senta, le dovrei parlare urgentemente a riguardo di quei

lavori che si stanno compiendo dietro la Basilica...
(Abbassando la voce e abbassandosi a lui) Non mi quadrano


certi conti, e non vorrei che... Beh, insomma, ha

capito...Qualcuno potrebbe avere qualcosa da ridire,

riguardo ad esempio il fatto che...
Impresario Arquette, interrompendolo, alzando la voce e drizzandosi

su se stesso.


La smetta di preoccuparsi, Monsignore... tutto è a posto

e sicuro: la mia impresa garantisce non solo un buon

lavoro, ma è anche una garanzia di qualità e di onestà...

non si preoccupi! Se poi qualcuno le facesse delle storie,
lo mandi da me che ci penso io! (Pausa) Comunque,

per quelle faccende... (Abbassando la voce e abbassando

gli occhi a terra) venga in ufficio, che ne parliamo con

calma. (Rivolgendosi alla moglie, rimasta con le amiche

più in là) Io sono in ufficio, se mi cercano!


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E si avvia con mons. Bleuf, uscendo a sinistra della scena.

Madame Arquette continua a parlare alle amiche ancora per un

po’; nel frattempo si spostano, lentamente, finché anche loro

escono dalla scena. Si ode il suono ripetuto, con tocchi scanditi

a ritmo lento, del campanone della Basilica, ad indicare che

è mezzogiorno. Durante questi istanti il ponte rimane deserto.

Va avanti e indietro un po’ di gente; da sinistra, entra un operaio

che torna dal lavoro: un uomo robusto di mezza età, barba

e baffi, tuta sporca: spinge a braccia la bicicletta sul ponte, e

mentre attraversa parla tra sé a voce alta.


Che vita di sacrifici! Per fortuna è quasi sabato!

Questo lavoro ci fa diventare matti, se si va avanti

così... Per quattro miseri soldi... Guarda invece cosa si

potrebbe guadagnare se anch’io... E poi, la famiglia

con tutti i suoi problemi che non finiscono mai, anzi,

che si moltiplicano! Per che cosa poi?... Per quale

futuro?...Mah!...
Mentre esce di scena incontra Ovì, un ragazzo handicappato,

che pian piano attraversa il ponte barcollando; si ferma a metà

del ponte, guarda giù senza dire nulla, poi continua, facendo

ogni tanto una smorfia, ed esce di scena. Arriva da sinistra un

anziano signore, vestito discretamente, con il bastone; si trascina

piano e imprecando si lamenta.


Ma guarda, maledizione, se devono capitare tutti a me

questi dolori! Quasi quasi non riesco a camminare per

il dolore, mentre invece, maledizione... Non è giusto!
(Pausa, poi continua recitando) Requiem aeternam...per


la mia povera moglie... Requiem aeternam... per mio

fratello... Requiem aeternam... Chissà se avranno

messo i fiori alle tombe... Ci manca soltanto che ce li
debba comprare io, maledizione! (Pausa)Aspetta tu che


i figli... Eh! Pensano solo alle loro stupidate, loro!

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Incontra in quel momento una signora di mezz’età, che entra da

destra: non trasandata né troppo curata, sobria nel vestito:

camicetta bianca con pullover a colori non troppo vivaci,

gonna marroncino, capelli a caschetto, senza fronzoli; procede

compostamente, con fare educato; davanti a lei un cagnolino

pechinese al guinzaglio; l’anziano si rivolge a lei e la saluta.


Bongiorno, Madame Dupont!
Madame Dupont


Salve... Come va? Mi pare di vederla un po’ più acciaccato

del solito, oggi!
Anziano


Non me ne parli, signora! Forse è questo tempo così strano

che mi fa sentire tutti questi dolori nelle ossa...O forse

sono io che non riesco a starmene quieto in casa... Però,

maledizione, sarebbe ora che stessi un po’ meglio!
Madame Dupont


Non è andato da un dottore a farsi visitare?
Anziano


Sì, sì... Ma che cosa crede?... Un sacco tra pastiglie,

supposte e punture, che fanno più male che bene... E
poi? (Pausa) La passeggiata quotidiana a questo punto


è forse ancora l’unico rimedio per tirarsi fuori un po’:

visita al cimitero, un po’ di spesa, e poi a casa di nuovo.
Madame Dupont


Penso proprio che sia ciò che le fà bene! La faccio anche

io!...Occorre una passeggiatina al giorno per distrarsi un

po’ e rilassarsi. Con la scusa di portar fuori il mio Pennj,

esco anch’io. Altrimenti, solo casa, chiesa, e pochi impegni...
No, così non si può! (Volgendosi al cane) Su, andiamo,


Pennj!... Salve!... E si mantenga in salute!

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Anziano


Salve, signora Dupont!
Madame Dupont esce di scena; l’anziano pure, continuando ad

imprecare e a recitare requiem. Da sinistra, giungono alcuni

giovani studenti che attraversano il ponte, ridendo e scherzando

tra loro, poi escono di scena; una giovane studentessa, però,

si ferma ad osservare giù dal ponte, con atteggiamento assorto

e pensieroso. Giunge intanto da destra una signora anziana:

discretamente vestita, che porta sotto braccio un pacco di riviste;

cammina con passo cadenzato; si avvicina alla ragazza, e

a lei si rivolge con fare insinuoso, invitante e falsamente

delicato


Ciao, stellina! Cosa fai lì tutta sola a pensare? (Pausa,

mentre si sistema le riviste) Senti... Non hai mai pensato


a fare qualcosa di utile agli altri e nello stesso tempo a

fare un favore a me?... Eh, stellina?
La ragazza volge per un istante il volto, poco interessata, mentre

la signora continua


Avresti così qualcosa da fare, stella mia, e sapresti

come occupare il tuo tempo libero! Sai come c’è bisogno

di stampa buona per voi giovani di oggi, in mezzo

a tutte queste distrazioni e alla stampa oscena!... È
importante che venga diffusa la stampa buona! (Pausa)


Eh, stellina? Mi daresti una mano per diffonderla?
In questo momento entra in fretta, da sinistra, una suora di

mezza età, un po’ affannata, e chiama la signora.


Signora!... signora Verdier!...
Le si avvicina; mentre la signora si volge alla suora, la ragazza

fugge via, uscendo di scena; la signora la chiama, ma inutilmente;

allora si volge alla suora, abbozzando un sorriso forzato


Beh? Che c’è, sorella? Dica!...

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Suora


Sono corsa da lei perché stanno sorgendo dei problemi

con le mamme di quei bambini che lei, signora Verdier,

sta preparando alla Prima Comunione!...
Signora


Problemi?!...Che tipo di problemi?
Suora, cercando di calmarsi dopo l’affanno, respirando profondamente

prima di parlare, e un po’ timorosa.


Vede, signora Verdier... Lei fà bene il suo catechismo e

insegna in modo eccellente le idee della vita cristiana,

ma... Vede...
Signora


Ho capito!... C’è qualcosa di più che si potrebbe fare!
Suora, parlando timorosa


No, no, signora... Non è questo...
Signora


E che altro, allora?...
Suora


Ecco, vede, signora...Il fatto è che alcune mamme si

sono sentite dire dai loro bambini che il suo modo di

insegnare... Sì... Beh... Non lo... non lo sopportano più...

e addirittura non vogliono più partecipare al catechismo!
Signora, adirata e offesa


Ma...ma come è possibile?... E lei, sorella, sta ad ascoltare

queste mamme e le loro fandonie?! Non lo vede

che sono contagiate dalla pubblicità e dalla stampa del

mondo e pensano di diventare moderne con quelli che

loro ritengono i nuovi metodi, e non si accorgono invece

che stanno rovinando tutto?!

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Suora


Sì... sì... Io sono pienamente d’accordo con lei, signora

Verdier... Ma come fare a spiegarlo?...Cosa diciamo a

loro, adesso?
Signora Verdier, con convinzione


Continuiamo... Noi, continuiamo con la nostra coerenza,

diffondendo le cose buone e non ascoltando nessuna

di queste provocazioni.
(Pausa) Sono anni che io vivo queste esperienze, sorella,


e mi creda, lo so bene come stanno le cose; e mi

sono fatta anche le spalle dure per queste critiche!...

Non ascoltiamo, ma continuiamo per la nostra strada!...

A proposito, domenica spiegherò facendo prendere gli

appunti ai ragazzi. Mi servirebbero quaderni e biro...

me li prepara?
Suora, mostrandosi premurosa


Certamente che sì, signora Verdier; non si preoccupi, ci

penso io!... Arrivederci, intanto, e grazie!
La suora si allontana, uscendo di scena, mentre la signora

vende alcune riviste ai passanti; poi anche lei esce di scena.

Giunge, da sinistra, trainando un piccolo carretto pieno di

oggetti di ogni genere, un venditore ambulante: piccoletto, leggermente

anziano, baffi, cappello, vestito dimessamente, in grigio;

ogni tanto si ferma, appoggia a terra il carro e tenta di

vendere qualcosa alla gente che passa; qualcuno compera,

altri si fermano e guardano, poi vanno; tra gli ultimi, si ferma

un signorotto distinto, elegante, sigaro in bocca, e si rivolge al

venditore.


Salve! Come vanno gli affari oggi?
Venditore, sistemando le cose sul carretto


Male, male, dottor Jacques... E a lei?

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Dottore


Quando agli altri va male, a me va bene! (Risata) Non


intendevo riferirmi a lei, s’intende, ma a tutti quei miei

clienti che ogni giorno arrivano da me con le loro

lamentele... Per fortuna so ormai come trattarli, altrimenti

mi farebbero impazzire!
Venditore


Ho sentito dire in giro che il signor Philippe sta poco

bene, che ha un grosso male... Ne sa qualcosa lei?
Dottore, facendo una tirata col sigaro e sbuffando il fumo


Ben gli sta, a quello!... Già, un cancro... proprio come

lo è stato lui nella nostra parentela!
Venditore


Ma...è un suo parente?
Dottore


Sì... sì, purtroppo. Ha rovinato la nostra parentela con il
suo fare sbarazzino... Ma ora la rovina tocca a lui! (Pausa)


Ben gli sta, questa gli ci voleva proprio!... Ma lasciamo

perdere... Vediamo... Quanto costa questa statuetta della

Madonna col Bambino?... Me la incarti per un regalo!
Paga ed esce di scena; il venditore tenta ancora alcune vendite;

poi esce di scena, a destra, trascinando il carrettino; gente

di vario genere continua ad andare e venire da una parte e dall’altra.

Una voce fuori di scena grida.


Dai, Cesar, vieni che è pronta la cena!
Sul ponte va e viene sempre meno gente, finché rimangono soltanto

due giovani fidanzati. Se ne stanno a parlare, lei seduta

sul parapetto del ponte; lui in piedi, di fronte a lei; ogni tanto

si abbracciano. Nel frattempo la luce sulla scena diminuisce, e

un addetto passa ad accendere i lampioni sul ponte, poi esce di

scena; il fidanzato, a un certo punto, si rivolge alla ragazza.


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Ti amo!
Lei, abbracciandolo


Anch’io!
Lui


Come è stupendo questo nostro amore! Mi fa tanto

impazzire! Vorrei essere sempre con te!
Lei, sospirando


Che serata romantica! Guarda che luna!
Lui, dolcemente


Guardo che sole sei tu, amore!
Lei, sorridendogli


Dai, smettila...Dimmi, piuttosto, come va il tuo lavoro?
Lui


Non c’è male; certo, tirare insieme un po’ di soldi per noi

mi sta costando un sacco di sacrifici: devo rinunciare a

tante cose. Ma per te, amore, cosa non sarei capace di fare?
Lei sorride, guardandolo dolcemente. Lui, prendendola per

mano, la invita a scendere


Dai, vieni, che facciamo due passi; andiamo verso la

collina.
Lei, scendendo con un piccolo balzo


Sì, andiamo... Ah, devo raccontarti quello che è successo

oggi a mia madre: senti...
Si incamminano, continuando il discorso, tenendosi per mano;

ed escono di scena, a destra. Usciti loro, da sinistra entra precipitosamente

un giovane: capelli disordinati, spaventato;

attraversa il ponte, ed esce di scena. Qualche istante dopo, correndo,

giungono sul ponte, dalla stessa direzione, due gendarmi;

si fermano un attimo e si guardano in giro, poi attraversano

il ponte ed escono di scena. Alcuni istanti dopo rientrano e

si fermano sul ponte. Il primo gendarme, guardandosi in giro.


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Chissà dov’è finito...
Secondo gendarme


Sei sicuro che è fuggito da questa parte?
Primo gendarme


Altroché! Se non fosse stato per quei cespugli che ho

dovuto controllare, lo avremmo già preso!
Secondo gendarme


Che facciamo? Rientriamo?
Primo gendarme


Qualcuno ha avvisato l’ispettore?
Secondo gendarme


Sì, sì: ho sentito che la signora della locanda aveva

mandato qualcuno alla gendarmeria.
Primo gendarme, continuando a guardare qua e là


Ma... l’ha ucciso?... Tu, l’hai vista la vittima?
Secondo gendarme


Certo! Quando ho guardato dentro alla locanda, c’era

un uomo per terra: avrà avuto una trentina d’anni; stava

in una pozza di sangue, con un coltello conficcato nella

schiena!... Ed era sicuramente morto!
Primo gendarme


Che ne dici?... Vendetta? Rapina?...
Secondo gendarme


Io direi qualcos’altro: gelosia... Ma staremo a vedere.
I gendarmi ritornano da dov’erano venuti, uscendo di scena,

mentre continuano a parlare tra loro. Si ode il suono ripetuto,

con tocchi scanditi a ritmo lento, del campanone della Basilica,

ad indicare che è mezzanotte; il ponte, durante questi istanti,

rimane deserto. Si chiude poi il sipario; si accendono le luci in

sala; breve intervallo.